1. Natura e scopo del documento
Con questo documento la Rete per i diritti dei senza voce vuole offrire, attraverso un percorso partecipativo, uno spazio di confronto per il riconoscimento reciproco e l’ integrazione delle diverse componenti di popolazione presenti sul territorio. La coesione sociale, intesa come superamento delle disparità legate alle situazioni sociali, economiche, culturali ed etniche, costituisce il presupposto per uno sviluppo equilibrato ed armonico del territorio ed in quanto tale è capace di influenzare positivamente l’attrattività economica, la crescita competitiva nonché il suo sviluppo economico generale.
2. Contesto locale
Il territorio della provincia autonoma di Bolzano è caratterizzato da diversi decenni dalla compresenza di più gruppi linguistico-culturali. A questi, a partire dagli anni ‘80, si è aggiunta la presenza di nuove minoranze provenienti da diversi paesi di tutto il mondo. Anche nel nostro territorio, secondo un processo che attualmente caratterizza tutta l’ Italia e l’ Europa, queste presenze si sono ormai stabilizzate e non possono più essere considerate meramente di passaggio o temporanee. Siamo in presenza di seconde generazioni nate in Italia e che sono private dei diritti di cittadinanza a causa di una legislazione nazionale restrittiva. Il nostro tessuto economico e produttivo non può ormai prescindere dall’ apporto lavorativo di queste nuove presenze. Seguendo il processo di stabilizzazione, i migranti iniziano ad occupare posizioni in settori dell’economia dai quali precedentemente erano esclusi, e ad essere presenti nelle rappresentanze sindacali, a rivestire ruoli direttivi nel mondo dell’ associazionismo, della ricerca sociale e delle professioni. Oggi i migranti fanno parte a tutti gli effetti della nostra autonomia.
3. Perché una legge provinciale sull’integrazione
La provincia autonoma di Bolzano è l’unico ente territoriale italiano tuttora privo di una legislazione organica sull’ integrazione dei migranti, quando nel resto d’ Italia esistono regioni che sono già giunte alla terza generazione di normativa. Questa lacuna non ha impedito il raggiungimento di livelli di integrazione comparabili a quelli delle altre regioni italiane, come risulta anche dai vari rapporti del CNEL sugli indici di integrazione. Ciononostante, la mancanza di una legge sull’ integrazione impedisce la governance del fenomeno attraverso la programmazione e l’ attuazione di misure a breve e medio periodo. La mancanza di una quadro di riferimento complessivo ha portato alla proliferazione di interventi normativi settoriali scoordinati e in alcuni casi lesivi dei diritti di parità di trattamento previsti dalla normativa nazionale ed europea. Al fine di salvaguardare e migliorare i livelli di integrazione e di coesione sinora conseguiti, la Rete dei diritti dei senza voce auspica dunque l’ approvazione di una legge provinciale specifica sull’ integrazione.
4. Principi Fondamentali Comuni
La Rete propone che la nuova normativa provinciale sull’integrazione tragga ispirazione dai Principi Fondamentali Comuni di integrazione formulati nel 2005 dalla Commissione europea, “Un’agenda comune per l’integrazione. Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea” (v. appendice).
Si tratta di Principi che sottolineano a tutti i livelli l’importanza del rispetto dei diritti fondamentali, la non discriminazione e pari opportunità per tutti come elementi cardine dell’integrazione e che mirano ad integrare la prospettiva di genere, all’attenzione specifica per la situazione dei giovani migranti e dei bambini.
5. Le misure concrete
Allo scopo di attuare i principi di integrazione stilati dalla Commissione, la Rete ritiene necessario prevedere, nella legge, la programmazione delle politiche di governo dell’ integrazione. A tal fine, si rendono necessarie alcune strutture di elaborazione delle politiche, come pure di gestione e monitoraggio degli interventi. Tali strutture, dotate della più ampia autonomia gestionale e finanziaria, hanno il compito di elaborare una programmazione pluriennale di massima delle politiche di integrazione, nonché di una serie di misure da attuarsi con cadenza annuale.
Per quanto riguarda l’organismo incaricato di elaborare e proporre un programma pluriennale di politiche per l’integrazione, questo, designato dalla Giunta provinciale e presieduto dall’ assessore competente per l’ immigrazione, deve assicurare un’equa rappresentanza di tutti i settori della società, con particolare rilievo delle associazioni dei migranti e di quante si occupano di immigrazione. Si ritiene necessario che sia le politiche, che le misure attuative, siano sottoposte ad un costante monitoraggio e valutazione affidati ad organismi autonomi ed indipendenti.
L’ elaborazione di efficaci politiche di integrazione presuppone anche un approfondita conoscenza del fenomeno. Tale conoscenza può essere acquisita attraverso organismi appositi, come un osservatorio sulle migrazioni, incaricati dello studio e del monitoraggio delle dinamiche migratorie a livello locale, in rapporto con quelle di livello nazionale ed europeo.
Per quanto riguarda il necessario monitoraggio e la valutazione delle politiche di integrazione a livello provinciale, queste funzioni andranno affidate ad organismi competenti ed indipendenti, anche esterni al territorio provinciale, in collaborazione con enti ed istituti di ricerca, come ad esempio Università e centri di ricerca specializzati sul fenomeno migratorio e le relative politiche
6. Partecipazione e rappresentanza politica dei migranti
Attualmente, la rappresentanza politica dei cittadini stranieri nella nostra provincia è affidata unicamente alle due Consulte elettive operanti a da alcuni anni Bolzano e Merano. Attualmente, in Italia, infatti, gli stranieri non appartenenti all’Unione europea non possono partecipare (né come elettori né come candidati) ad alcuna competizione elettorale. Parzialmente diverso è il caso dei cittadini comunitari, i quali (se iscritti nelle apposite liste) partecipano sia alle elezioni per il Parlamento europeo che a quelle amministrative. Ben diversa è la situazione in altri paesi europei (Paesi Bassi, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, etc.) dove ormai da molti anni i cittadini stranieri possono partecipare, come elettori e come candidati, alle elezioni amministrative locali. Pur nell’impossibilità di contrastare a livello provinciale una normativa di rilevanza nazionale, la Rete per i diritti dei senza voce auspica che la Provincia autonoma si impegni almeno ad appoggiare la creazione di consulte elettive o consiglieri aggiunti in tutti i 116 Comuni che la compongono e ad istituire essa stessa un Consiglio provinciale elettivo dei cittadini stranieri, come ad esempio avviene nella provincia di Pisa, i cui membri siano abilitati a partecipare ai lavori delle commissioni consiliari.
7. Discriminazioni
La futura legge provinciale sull’integrazione dovrà innanzitutto soffermarsi su tutte le norme che nell’attuale legislazione locale discriminano i cittadini stranieri, con particolare attenzione ai seguenti tre elementi:
1. nel campo dell’accesso all’alloggio, andrà ristabilita la prevalenza del criterio del bisogno nell’assegnazione di tutte le agevolazioni provinciali all’edilizia abitativa agevolata, rivedendo quindi sia la legge provinciale n. 9 del 2008, che la conseguente delibera di Giunta n. 1885 del 20 luglio 2009;
2. per quanto riguarda il diritto allo studio, andrà eliminata la norma discriminatoria contenuta nelle legge provinciale n. 9 del 2004, che impedisce la fruizione da parte dei cittadini stranieri di borse di studio per Università fuori provincia;
3. anche nel campo dell’assistenza economica sociale, andrà rivisto il decreto del Presidente della Giunta provinciale n. 30 del 2000, nella parte in cui limita a due soli mesi l’anno il godimento dell’assistenza economica da parte dei cittadini stranieri.
In attuazione della normativa europea, la Rete auspica inoltre che venga nuovamente attivato il Centro di tutela osservazione, di informazione e di assistenza extragiudiziale e legale, per tutte le vittime delle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi, per la disabilità, età, convinzioni personali e orientamento sessuale.
Tale Centro, dovrà prevedere:
- l’osservazione delle discriminazioni attraverso un sistematico monitoraggio costituito da una rete di attori pubblici e del privato sociale dislocati sul territorio della provincia di Bolzano;
- l’informazione e sensibilizzazione finalizzate alla promozione di una cultura delle pari opportunità e della piena cittadinanza per tutti;
- l’assistenza alle vittime delle discriminazioni in termini di tutela diretta e indiretta.
E’ auspicabile, infine,che anche il Centro di tutela, come le precedenti strutture, sia dotato della più ampia autonomia gestionale e finanziaria e che, in collaborazione con le altre realtà territoriali, possa elaborare la programmazione pluriennale delle politiche anti-discriminatorie, nonché le misure e le azioni da attuare con cadenza annuale.
Appendice:
Principi Fondamentali Comuni dell’integrazione.
1. “L’integrazione è un processo dinamico e bilaterale di adeguamento reciproco da parte
di tutti gli immigrati e di tutti i residenti degli Stati membri
2. “L’integrazione implica il rispetto dei valori fondamentali dell’Unione europea”
3. “L’occupazione è una componente fondamentale del processo d’integrazione ed è
essenziale per la partecipazione degli immigrati, per il loro contributo alla società ospite e
per la visibilità di tale contributo”
4. “Ai fini dell’integrazione sono indispensabili conoscenze di base della lingua, della storia
e delle istituzioni della società ospite; mettere gli immigrati in condizione di acquisirle è
essenziale per un’effettiva integrazione”
5. “Gli sforzi nel settore dell’istruzione sono cruciali per preparare gli immigrati e
soprattutto i loro discendenti a una partecipazione più effettiva e più attiva alla società”
6. “L’accesso degli immigrati alle istituzioni nonché a beni e servizi pubblici e privati, su
un piede di parità con i cittadini nazionali e in modo non discriminatorio, costituisce la
base essenziale di una migliore integrazione”
7. “L’interazione frequente di immigrati e cittadini degli Stati membri è un meccanismo
fondamentale per l’integrazione. Forum comuni, il dialogo interculturale, l’educazione
sugli immigrati e la loro cultura, nonché condizioni di vita stimolanti in ambiente urbano
potenziano l’interazione tra immigrati e cittadini degli Stati membri”
8. “La pratica di culture e religioni diverse è garantita dalla Carta dei diritti fondamentali e
deve essere salvaguardata, a meno che non sia in conflitto con altri diritti europei
inviolabili o con le legislazioni nazionali”
9. “La partecipazione degli immigrati al processo democratico e alla formulazione delle
politiche e delle misure di integrazione, specialmente a livello locale, favorisce
l’integrazione dei medesimi”
10. “L’inclusione delle politiche e misure di integrazione in tutti i pertinenti portafogli
politici e a tutti i livelli di governo e di servizio pubblico è una considerazione importante
nella formulazione e nell’attuazione della politica pubblica”
11. “Occorre sviluppare obiettivi, indicatori e meccanismi di valutazione chiari per adattare
la politica, valutare i progressi verso l’integrazione e rendere più efficace lo scambio di
informazioni”
Tratto da:
COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUORPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUORPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI, “Un’agenda comune per l’integrazione. Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea”, COM (2005) 389 definitivo, 1.9.2005